Ill.mo Signor Presidente del Consiglio Draghi, la Federazione Lavoratori Militari – FLM, com’è noto, ha sempre e con fermezza manifestato la sua contrarietà a qualsiasi forma di discriminazione legata al compimento o meno del ciclo vaccinale.
Siamo fermamente convinti che si debba garantire a tutti la libertà di scelta se sottoporsi o meno ad un determinato trattamento sanitario, a maggior ragione agli appartenenti alle Forze Armate e Corpi di Polizia ad ordinamento militare italiani.
Riteniamo quindi che la normativa sul Green Pass, lungi dall’avere una funzione di sanità pubblica, abbia invece l’obiettivo di introdurre surrettiziamente l’obbligo vaccinale e questo in aperta violazione delle norme nazionali e sovranazionali; infatti, se da un lato la normativa europea di riferimento1 ha come scopo quello di agevolare la libera circolazione delle persone, la normativa interna2 ha scelto di imporre un modello “punitivo” e discriminatorio3 che, seppur astrattamente riconducibile al dettato costituzionale, in realtà appare del tutto sproporzionato e non idoneo a garantire l’esercizio responsabile delle libertà individuali.Non si può tacere che, allo stato attuale, con una progressiva diminuzione dei casi di contagio e dei decessi e con una copertura vaccinale che ha raggiunto l’80% della popolazione avente diritto, non appare assolutamente logica una normativa, di natura emergenziale, posticipata peraltro di un mese, che preveda disposizioni molto cogenti, idonee ad intaccare in modo profondo4 i diritti delle persone e la loro esistenza quotidiana, a fronte, peraltro, di soggetti contagiati pur essendo stati vaccinati.
E dunque, ancor di più viene meno il presupposto per il quale si assume di voler “costringere” alla vaccinazione.
Dai dati acquisiti, appare evidente che i vaccini siano efficaci contro la malattia ed i ricoveri, e molto meno contro la possibilità di contagiarsi e soprattutto di contagiare. Ma, più in generale è l’insieme delle condizioni richieste dal Green Pass a non essere garanzia scientifica riguardo alla non contagiosità. Per rendersene conto, basta osservare che i vaccini hanno una propensione non rilevante nel proteggere dal contagio (a differenza della robusta protezione che essi offrono riguardo alla malattia) e questo si rileva chiaramente dai foglietti illustrativi dei vaccini e dai moduli di consenso informato che vengono sottoposti ai vaccinandi; inoltre, giova sottolineare che anche i tamponi hanno comunque un’efficacia temporale limitata, in quanto non garantiscono che l’infezione possa essere rilevata in fase embrionale, nel momento puntuale del riscontro strumentale (senza considerare la percentuale non trascurabile di errore); infine, anche le persone guarite non sono necessariamente protette da un successivo, ulteriore contagio.
Queste tre considerazioni riferite ad altrettanti presupposti richiesti per il Green Pass sono claudicanti, come già ampiamente spiegato, per cui ci si chiede come possano essere prese in considerazione per imporre un obbligo così pervasivo.
Si può veramente pensare che la contagiosità o meno di una persona possa essere stabilita per decreto?
Per tali motivi, presumiamo dunque che, la libertà, la quale implicitamente è stata accordata ai cittadini non prevedendo l’obbligo vaccinale, risieda proprio nella logica secondo la quale, vaccinarsi è una pratica che serve prioritariamente a difendere il diritto della salute individuale e non di quella collettiva.
E qui si materializza il paradosso!
L’Art.32 della Carta Costituzionale sancisce chiaramente che, nessuno possa essere obbligato a curarsi, ma che gli si potrebbe imporre un trattamento sanitario solo se, ed allorquando, la sua determinazione contraria contrastasse con la tutela della sanità pubblica, altrimenti si arriverebbe all’irrazionale conseguenza per la quale bisognerebbe imporre cure obbligatorie per qualunque tipo di patologia contro la quale il paziente si mostrasse inerte.
Se questo non avviene è proprio perché ogni soggetto, può scegliere liberamente di seguire pratiche terapeutiche e quant’altro valga a salvaguardare la propria salute, pertanto, ci poniamo delle domande, che in verità interrogano molti:
1) Perché non è stata sancita l’obbligatorietà del vaccino?
2) Vuoi vedere che questo vaccino non offre grandi chance di frenare il contagio facendo conseguentemente venir
meno i necessari presupposti di ragionevolezza e proporzionalità utili al superamento del vaglio di legittimità
costituzionale?
3) È possibile che vi siano forti timori di eclatanti rivolte sociali complicate da gestire?
4) Se sono vere queste ipotesi, non sarebbe opportuno sospendere, fermarsi, arrestare questa “marcia trionfante
contro la libertà dei singoli”, considerando anche che ormai determinati effetti “indotti” sono stati già
prodotti ancor prima dello scadere dell’ultimatum?
5) La prospettazione delle conseguenze non ha già prodotto gli effetti desiderati?
6) Quanti vaccinati abbiamo avuto a seguito della “minaccia” del Green pass obbligatorio?
7) Non bastano? Bisogna arrivare alle estreme conseguenze? Si vuole stravincere? Se si, che cosa?
Sia ben chiaro, noi siamo pur sempre rappresentanti di uomini e donne militari, i quali non possono che rispettare le leggi e, ancor di più, farle rispettare. Quando viene emanato un ordine (a meno che esso non sia palesemente reato ovvero illegittimo), il militare lo esegue a prescindere dalle proprie personali idee, poiché il giuramento solenne prestato alla Repubblica gli impone fedeltà, imparzialità e terzietà e noi sappiamo bene che esse sono il nostro tratto distintivo, l’insieme dei servitori dello Stato.
Teniamo però presente anche che, i militari operano quotidianamente ed incessantemente tra e per la gente ed hanno costantemente il polso del loro disagio; per cui le nostre osservazioni intercettano vividamente la realtà quotidiana, attraverso l’ascolto e la percezione degli umori e le esigenze dei cittadini italiani; motivo per il quale gradiremmo non essere più solo la “voce di colui che grida nel deserto” ma di essere ascoltati, visto che tocchiamo con mano certe comprensibili pulsioni sociali.
Manca ormai solo una settimana alla fatidica data del 15 ottobre ed ancora non è stato deciso nulla circa gli strumenti, i tempi ed i modi attraverso i quali si dovrebbe dare attuazione alla disciplina de qua.
Non possiamo tacere al riguardo delle evidenti problematiche che potrebbero investire gli appartenenti alle FF.AA. e ai Corpi di Polizia ad ordinamento militare non vaccinati i quali, nella necessità di dover prolungare il turno ordinario di servizio, potrebbero trovarsi nell’incresciosa e paradossale situazione di dover “scegliere” tra il rispettare la normativa anti-Covid ed adempiere ai doveri del proprio ufficio, rischiando così sanzioni amministrative, penali e disciplinari, nel caso in cui la validità del Green Pass fosse in scadenza. Come dire: voglio un cazzotto in faccia o un calcio nel basso ventre? A che cosa devono contravvenire i militari?
Né si può chetare sul fatto che, per andare a lavorare, i militari debbano affrontare un costo economico considerevole, di alcune centinaia di euro mensili ricorrendo allo strumento del tampone ogni 48 ore, con importanti ricadute sul contesto economico familiare o, in alternativa, rinunciare al proprio stipendio (cfr. “assenti ingiustificati”) e non prestare il proprio servizio, con evidenti ricadute sull’efficienza del servizio stesso e dunque sull’ordine, l’efficienza dello strumento militare, la sicurezza pubblica e sul contrasto alla criminalità.
Rappresentiamo agli Ill.mi Ministri, per la Pubblica Amministrazione, della Salute, dell’Interno, della Difesa e delle Economie e Finanze, la possibilità di attingere ai fondi di assistenza per poter garantire la gratuità di tamponi, qualora questo nostro scritto non sortisca gli effetti auspicati.
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, Signori Ministri, Signori Senatori, Onorevoli Deputati, ripensateci, prima che sia troppo tardi!
Ci dispiacerebbe molto dover dire, con il senno di prima e l’evento di poi, che la Federazione Lavoratori Militari – FLM, l’aveva detto, vi aveva avvisati!
Quante volte è accaduto, in occasione di eventi drammatici, che ci si è rammaricati per non essersi soffermati sufficientemente sulla ponderazione di epiloghi controproducenti e dirompenti? Non sarebbe opportuno comprendere che forse sia il caso di non andare oltre?
Confidiamo sul fatto che questa nostra lettera possa indurre a delle profonde e ponderate riflessioni e possa aprire un ampio dibattito sulla reale necessità di tali misure “eccezionali”, che rischiano di alimentare ulteriori divisioni in fasce sempre più ampie della popolazione, contribuendo a radicalizzare ed estremizzare le posizioni sul campo e magari ad alimentare atteggiamenti ascientifici ed irrazionali, che potrebbero trovare terreno fertile in queste acque torbide.
Fiduciosi di un Vostro cortese e sollecito riscontro, l’occasione è gradita per inviare alle Ill.me SS.LL. distinti saluti.