La lotta per i diritti dei militari: la Federazione Lavoratori Militari in prima linea contro il “muro” del Ministero

 Il dibattito sui diritti sindacali dei militari in Italia, storicamente un tema di delicatissimo equilibrio tra esigenze di gerarchia e disciplina e diritti fondamentali, si arricchisce di un nuovo capitolo con il recente ricorso presentato da EUROMIL al Consiglio d’Europa. Tuttavia, mentre il confronto si sposta sul piano internazionale, è fondamentale analizzare le azioni concrete di chi, come la Federazione Lavoratori Militari (FLM), si batte quotidianamente in patria per il pieno riconoscimento dei diritti costituzionali, in una battaglia giudiziaria che sta diventando un caso emblematico.

Una Legge Storica, un’Applicazione Contrastata

L’approvazione della Legge n. 46 del 28 aprile 2022 ha rappresentato, almeno sulla carta, un passo storico, colmando un vuoto normativo decennale. La legge stabilisce le norme per l’esercizio della libertà sindacale per il personale delle Forze armate. In particolare, l’articolo 1 sancisce che i militari possono costituire “associazioni professionali a carattere sindacale” e che tale diritto è esercitato nel rispetto dell’articolo 39 della Costituzione.

Tuttavia, è proprio nell’attuazione che emergono le criticità. La legge demanda al Ministero della Difesa il potere di concedere l’“assenso” per l’iscrizione in un apposito albo, un passaggio che dovrebbe essere puramente formale ma che, secondo la FLM, si è trasformato in un arbitrio.

La FLM: il Ricorso al TAR e la Sfida alla Discrezionalità Ministeriale

È su questo principio che si innesta la battaglia della FLM. A differenza di altre associazioni – le cosiddette Associazioni Professionali a Carattere Sindacale tra Militari (APCSM) che hanno già ottenuto l’assenso – la FLM si è vista negare l’iscrizione all’albo. La motivazione ufficiale? Non aver modificato il proprio statuto per adeguarlo a prescrittivi ministeriali che, secondo l’associazione, non trovano fondamento nella legge.

“Ci è stato chiesto di snaturare la nostra identità, di inserire clausole che di fatto limitano l’autonomia e l’indipendenza del sindacato”, spiega un portavoce della FLM. “Abbiamo rifiutato per principio”. Per questo, la Federazione ha impugnato la decisione con un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio. Il ricorso non è una semplice richiesta di registrazione, ma una sfida diretta all’interpretazione ministeriale, accusata di esercitare una discrezionalità eccessiva che rischia di svuotare di significato la riforma.

“La Legge 46/2022 è chiara: il diritto è garantito. Il Ministero, invece, sta agendo come un guardiano che pretende di decidere a priori quali associazioni siano ‘ammissibili’, creando di fatto sindacati di comodo e mettendo ai margini le voci più autonome”, aggiunge il portavoce.

Il Cuore della Questione: Autonomia vs. Controllo

L’azione della FLM mette in luce una differenza sostanziale. Le APCSM già registrate hanno accettato le condizioni del Ministero. La FLM, al contrario, si impegna affinché i principi della legge e della Costituzione vengano applicati senza restrizioni che ne limitino l’effettività. Tra i punti più controversi ci sarebbero le limitazioni alla possibilità di proclamare assemblee e alla libertà di critica verso le politiche del Ministero, elementi considerati vitali per un’azione sindacale credibile.

Fonti vicine al Ministero della Difesa, in un commento off the record, difendono la posizione governativa: “Le Forze Armate non sono un’azienda qualsiasi. Esistono comprovate esigenze di sicurezza nazionale e di disciplina che richiedono un bilanciamento. L’assenso ministeriale è uno strumento per garantire che l’attività sindacale non interferisca con l’operatività e la catena di comando”.

Il Contesto Internazionale: la Mossa di EUROMIL

In questo scenario si inserisce la denuncia di EUROMIL, la federazione europea delle associazioni di militari, che ha portato la questione italiana dinanzi al Consiglio d’Europa. EUROMIL contesta la legge italiana nella sua interezza, giudicandola ancora troppo restrittiva rispetto agli standard europei, in particolare per la mancanza del diritto di sciopero e per il sistema di registrazione che definisce “autorizzativo”.

Tuttavia, la battaglia della FLM dimostra che, al di là delle pur importanti denunce internazionali, il cambiamento reale si gioca sui tribunali nazionali e nel confronto serrato con l’amministrazione. La sentenza del TAR Lazio, attesa nei prossimi mesi, potrebbe creare un importante precedente, costringendo il Ministero a un’interpretazione più liberale della norma.

Conclusioni: Una Battaglia per la Sostanza

In conclusione, la vicenda della Federazione Lavoratori Militari rappresenta il banco di prova più concreto per la Legge 46/2022. Mentre EUROMIL agisce sul piano dei principi generali, la FLM sta combattendo la trincea giuridica per assicurarsi che quei principi non rimangano solo enunciazioni formali. La posta in gioco è alta: decidere se la libertà sindacale per i militari italiani sarà un diritto pieno e sostanziale o un privilegio concesso a condizioni dettate dall’autorità di governo. La vera battaglia per i diritti, come dimostra la FLM, si combatte sul campo, per garantire che la Carta Costituzionale sia una realtà concreta anche dentro le caserme.

 

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