Il Sottufficiale di Corpo: Tra Luci e Ombre di un Ruolo Controverso – Un’Analisi Critica
La recente Direttiva 1034 dello Stato Maggiore dell’Esercito (SME) del 2023 ha riaffermato l’importanza del Sottufficiale di Corpo, delineandone compiti e responsabilità. Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela alcune criticità che mettono in discussione l’effettiva neutralità e operatività di questa figura.
Se da un lato la Direttiva enfatizza il ruolo del Sottufficiale di Corpo come pilastro di valori, supporto al personale e garante dello spirito di Corpo, dall’altro emerge un quadro in cui la sua posizione è fortemente dipendente dalla linea di comando, minandone l’obiettività.
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Una Figura al Servizio del Comandante? La nomina del Sottufficiale di Corpo è affidata al Comandante dell’Ente, “anche alla luce del necessario rapporto di fiducia e di stima sotteso”. Questo stretto legame, sebbene comprensibile, solleva dubbi sulla reale autonomia del Sottufficiale di Corpo. È lecito chiedersi quanto possa essere imparziale e critico nei confronti di eventuali disfunzioni o problematiche interne, se la sua stessa posizione dipende dalla benevolenza del Comandante.
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Competenze Psicologiche: Un Buco Nero? Tra i compiti del Sottufficiale di Corpo rientra il supporto nella gestione di eventi traumatici. Tuttavia, la Direttiva non prevede specifici corsi di formazione o competenze psicologiche per affrontare situazioni di questo tipo. In un contesto in cui il benessere psicologico del personale è sempre più centrale, questa lacuna appare significativa. Affidare la gestione di traumi a personale non adeguatamente formato rischia di essere inefficace e, nel peggiore dei casi, controproducente.
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Aggiornamento Professionale: Un’Incertezza: La Direttiva definisce i requisiti per il ruolo di Sottufficiale di Corpo, ma non chiarisce le modalità e la frequenza degli aggiornamenti professionali. In un ambiente in continua evoluzione, sia dal punto di vista operativo che sociale, è fondamentale che il Sottufficiale di Corpo sia costantemente aggiornato su tematiche quali la comunicazione interpersonale, la gestione dei conflitti, le nuove normative e le dinamiche sociali. L’assenza di un chiaro percorso di aggiornamento rischia di rendere la sua preparazione obsoleta nel tempo.
In conclusione, la figura del Sottufficiale di Corpo presenta indubbiamente delle potenzialità, ma anche delle zone d’ombra che ne limitano l’efficacia. La dipendenza dalla linea di comando, la mancanza di specifiche competenze psicologiche e l’incertezza sull’aggiornamento professionale sono elementi critici che devono essere affrontati per garantire che il Sottufficiale di Corpo possa svolgere il suo ruolo in modo realmente costruttivo e imparziale.
A questo punto, sorge spontaneo chiedersi se, vista la potenziale ambiguità e i limiti evidenziati, non sarebbe stato più opportuno:
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Affidare i compiti di supporto e tutela del personale al Decano dei Sottufficiali, figura già presente in molte realtà militari e caratterizzata da anzianità ed esperienza, pur con il rischio di un approccio meno “dedicato”.
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Adottare modelli organizzativi simili a quelli di altre forze armate europee. Un breve confronto rivela infatti diverse soluzioni:
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Modello Britannico (Regimental Sergeant Major/Warrant Officer): Forte enfasi sulla disciplina, gli standard e il benessere dei soldati, con un ruolo di consulenza autorevole per il Comandante.
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Modello Tedesco (Spieß): Figura di fiducia per la truppa, gestisce questioni amministrative, disciplina e risolve problemi personali, ma con minore influenza diretta sul comando.
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Modello Francese (Adjudant de Compagnie/Unité): Si concentra sul supporto al comando per l’addestramento, la logistica e la disciplina, con un ruolo meno orientato al “welfare” del personale.
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Questi modelli, pur con le loro specificità, sembrano in alcuni casi bilanciare meglio l’esigenza di supporto al comando con quella di tutela del personale, evitando forse la potenziale conflittualità di ruolo che la figura del Sottufficiale di Corpo può presentare.